Ludovico Gonzaga, iniziatore di un programma
che vide la corte di Mantova divenire uno dei più vivaci centri della
cultura e della civiltà rinascimentale, verso la metà del XV secolo decise
di modificare il Castello San Giorgio con il fine di farne la propria
residenza.
Fu così che, dal 1465 al 1474, il pittore ed incisore Andrea Mantegna
(1431-1506), si dedicò alla progettazione ed alla realizzazione del
complesso affresco e delle decorazioni(1)
della Camera degli Sposi, detta anche Camera Picta, situata in una torre del
castello.
Come già mirabilmente messo in opera nella Cappella Ovetari (Chiesa degli
Eremitani, Padova, distrutta da una bomba alleata nel 1943), Mantegna
elaborò per la Camera degli Sposi una complessa decorazione pittorica di
straordinaria ricchezza ed eleganza, innestandola sulla struttura
architettonica del locale. Non mancò poi di "firmare" la realizzazione con
un autoritratto inserito nella decorazione di un finto pilastro.
Pareti occidentale e settentrionale Volta con oculo Autoritratto su finto pilastro
(1)
I colori (i più idonei erano ottenuti da pigmenti a base di terre)
opportunamente diluiti, venivano applicati direttamente sulle zone di
intonaco grezzo ancora fresco (da cui il nome "affresco" o "fresco" o "buon
fresco"), chiamate arricci, seguendo i disegni preparatori tracciati con le
con la sinopia, una sorta di gessetto di terra naturale rossastra, talvolta
impiegando cartoncini forati. In seguito al processo chimico di
carbonizzazione, i pigmenti si fissavano sulla superficie della parete. Le
dorature e la rifinitura dei particolari venivano invece eseguiti dopo che
la parete si era asciugata, "a secco"; accadeva così per alcuni pigmenti
(blu da azzurrite, orpimento, verde rame, rosso lacca ed i colori da essi
ottenuti per miscelazione) che, per poter essere applicati, dovevano essere
preparati mediante mescolatura con colla o uovo.
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