Pillole di Vix

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L'IMMAGINE CHE PENETRA IL REALE

Inizi del ventesimo secolo: è un momento di grande fermento per l’arte e la cultura in Europa. Si percepisce l’arrivo di una forte ondata di rinnovamento, con il proliferare di movimenti d’avanguardia come l'Espressionismo, il Cubismo, l'Astrattismo, il Dadaismo.

Il rifiuto di ogni atteggiamento razionalistico ed il desiderio di dissacrare forme e significati sono alla radice dell’esigenza di vivere e rappresentare una realtà superiore: la “surrealtà”.

Nasce il surrealismo.

Questo movimento artistico e culturale di matrice francese sviluppatosi fra il 1919 ed il 1939, ha una delle sue radici negli studi freudiani sull’onirismo per poi slegarsene sviluppando una sua ben più articolata ed indipendente connotazione, nell’intimo della quale ogni artista che vi ha aderito ha poi personalizzato il proprio filone.

Particolare interesse hanno destato pittura e scultura, probabilmente per il violento impatto che le opere realizzate sono in grado di offrire.

La tecnica surrealista può essere suddivisa in due grandi filoni, la cui finalità è comune: lo spostamento del senso verso un differente ordine della realtà.

Gli “accostamenti inconsueti” sono le unioni di oggetti e spazi fra loro in apparenza estranei ed appartenenti a realtà diverse da quelle rappresentate che hanno lo scopo di fornire sensazioni uniche ed assolutamente inedite.

Il concetto di “bello” muta così la sua essenza nella capacità di creare una visione inattesa che sorprende poiché contraddice le nostre certezze.

Le “deformazioni irreali” riguardano invece le metamorfosi. La trasformazione di un oggetto in un altro e la riproduzione di un’immagine, parte della quale non corrispondente alla realtà che si sta vivendo, sono trasfigurazioni necessarie per produrre quelle sensazioni delle quali è autore ed insieme spettatore l’artista del surreale.

Qualsiasi oggetto della quotidianità può evocare il mistero che ha in sé, specialmente quando viene inserito in una realtà diversa, magari in un contesto o con configurazioni apparentemente assurde o volutamente provocatorie.

La necessità è quella di creare un automatismo psichico, svincolandosi da freni inibitori, razionali e morali, che permetta alla mente di vagare seguendo libere associazioni di immagini e di idee con il fine di trasfigurare la realtà, senza tuttavia negarla. Arte figurativa, quindi, e non astratta.

Uno dei principali interpreti della pittura surrealista è stato il belga René Magritte, capace più ogni altro di giocare con gli spostamenti del senso, utilizzando sia gli accostamenti inconsueti che le deformazioni irreali e mantenendo una capacità illustrativa di una semplicità talvolta disarmante.
                                                                                                                                           René Magritte (1898-1967)

La singolarità dell’opera di Magritte sta nel concetto di “visione” dell’immagine: essa esiste indipendentemente  da  ciò  che  rappresenta  e svela una verità che occhi e mente non sono in grado di percepire. Ruolo dell’artista è quindi il concentrarsi sull’interiorità dell’oggetto e svelarne le verità non percepibili dai sensi.

Egli riteneva che l’opera d’arte avesse il compito di produrre effetti destabilizzanti nello spettatore, infrangendo le abitudini mentali e collocando gli oggetti in una realtà diversa, prima scomposta e poi ricomposta secondo moduli irreali, resa ancor più inquietante dalla calma apparente e dall’immobilismo dell’immagine stessa.

La morte della madre, il cui ignudo corpo esanime fu rinvenuto in circostanze misteriose nel fiume non lontano dalla sua abitazione, solcò in modo indelebile la sua psiche fin dall’adolescenza. L’impatto di questa visione sull’artista fu feroce ed al tempo stesso liberatorio, tanto da spingerlo a trasfigurare anche la realtà già rappresentata.

Magritte soleva dire: “Io non dipingo visioni. Con l’aiuto della pittura descrivo, nel modo migliore in cui so farlo, oggetti e rapporti fra oggetti in modo così esplicito che nessuna delle nostre normali nozioni ed emozioni possa necessariamente esservi associata”.
  René Magritte: La condizione umana II
  Olio su tela (1935)


  

    Jacques Louis David:                           René Magritte:                                   René Magritte:
    Madame Récamier                              Madame Récamier de David                 Madame Récamier de David
    Olio su tela (1800)                              Olio su tela (1950)                              Bronzo (1950)


Egli riusciva così a reagire all’immagine stereotipata della realtà, proponendone una alternativa, surreale e violentemente affascinante.

            
          Edouard Manet: Le Balcon                                         René Magritte: Le Balcon de Manet
          Olio su tela (1868-69)                                               Olio su tela (1950)


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